
Funghi e gnomi
E anche quest'anno la stagione dei funghi è finita. A dire il vero forse non è nemmeno mai iniziata, ma ormai è 2-3 anni che è così. Una beffa per l'unico porcino tutelato dall'Europa, verso il quale si appoggia buona parte dell'economia della valtaro. Il fungo, sempre presente sotto forma di micelio nei boschi, fruttifica solo se accadono degli eventi macroclimatici che in effetti non sempre accadono. Le teorie, ormai avallate da secoli di esperienza valligiana, sono tante; la neve d'inverno che schiacci le foglie, la pioggia al momento giusto, l'assenza di vento e le temperature autunnali miti, che diano il coraggio ai funghi di sbucare dal terreno. Un prodotto spontaneo, non coltivabile, sempre in balia di fattori esterni non controllabili; impossibile prevedere, senza senso pianificare. Ma questa aleatorietà è stata trasformata, in questi anni, in fattore positivo, facendone il volano turistico del comprensorio. Quale altro prodotto al mondo può far vivere un'emozione così grande? Quale altra "caccia" è così alla portata di tutti? Non il tartufo, non la selvaggina. Resta la speranza che l'anno prossimo sia migliore; e soprattutto che nessuno mai riesca a creare la formula magica per coltivare i porcini, perchè la magia è adesso, è "il continente delle ife, gli infiniti labirinti di vita, lo scorrere dell'acqua e della linfa, le radici bere, e il sentire sbuffare uno gnomo che spinge su un porcino, perchè questo è il loro lavoro, far spuntare i funghi. Anche quelli velenosi, perchè così è la natura" (Stefano Benni - Pane e tempesta)
